“WALL STREET”: L’ALTA FINANZA HA UN VOLTO

21 Mar

Siamo quotidianamente bombardati da notizie giornalistiche sulla finanza, in modo particolare in questo periodo di conclamata e sbandierata crisi economica. I politici e di riflesso i giornalisti parlano di mercati, giustificando decisioni politiche impopolari con il fatto che bisogna assecondare “i mercati”. Ma i mercati chi sono? Si direbbe si tratti di un’entità astratta che decide delle vite di milioni di persone che bisogna tenere buona, un po’ come facevano antichi quando compivano dei sacrifici sacri per aggraziarsi gli dei ed avere così un raccolto buono la stagione successiva.

Un film americano del 1987 offre una risposta a questa domanda, mostrando qual è l’ambiente dell’alta finanza, i cui membri, cu colletti bianchi che frequentano i palazzi di vetro di alcune grandi città, fanno parte di una ristrettissima classe dominante: “Wall Street”, uno dei migliori film di Oliver Stone. Marteen Sheen interpreta Bud Fox, un giovane rampante appena uscito dall’università, che si stabilisce a New York con il sogno di far carriera e diventare un broker di successo. Inizia come piazzista telefonico riscuotendo magri risultati. Il suo percorso cambia improvvisamente quando riesce a strappare un appuntamento con un potente “squalo”: Gordon Gekko, interpretato magistralmente da Michael Douglas, che prende il ragazzo sotto la sua protezione, notando in lui ottime qualità. Comincia così l’ascesa di Bud, tra affari, vita da yuppie con lusso ostentato e donne facili, e gli insegnamenti del suo mentore, che non lesinano anche preziosi spunti filosofici. Gekko, moderno emblema dell’homo faber, giunto al successo soltanto per mezzo della sua determinazione delle sua avidità, è diventato un’icona, tanto da essere l’unico personaggio inventato ad essere finito sulla copertina della rivista finanziaria Forbes.

L’ascesa continua imperterrita fino allo scontro generazionale con il padre, interpretato da Martin Sheen, proprietario di una piccola ditta, voce della coscienza, che porta il figlio a guardare dentro sé stesso e interrogarsi sulla liceità del suo operato basato su bramosia e arrivismo, decidendo di ribellarsi al suo vecchi maestro e scontare la sua pena. Il film è dedicato alla memoria del padre di Stone, ex broker di borsa e si tratta non solo di un vivido affresco del mondo dell’alta finanza, yuppismo anni Ottanta ma anche la descrizione dei modelli e dei valori di un’intera società, da cima a fondo, che dall’epoca del film ad oggi sembra esser rimasta uguale a sé stessa, se non per le dimensioni dei telefonini.wall_street__1987_